La solita partenza in sordina
Racconto semiserio di una lunga giornata in bicicletta
5 Giugno 2005
Visto questo ho già chiaro come andrà la giornata e considerando che il sole capita esattamente sopra le nostre teste, capisco che non potrà che andare peggio…
Stavolta decidiamo di fare un giro nuovo, proposto dall’altro improvvisato pedalatore della domenica e ci infiliamo su per la strada dove il cartello indica Argentiera. Per iniziare una bella salita ci spezza le gambe ma noi, stoicamente, resistiamo consci che avremo trovato poco più in la una bella discesa.
Il caldo stranamente ancora non pesava molto e questo forse non era a nostro favore perché ci avrebbe fatto arrivare più lontano prima di darci il colpo di grazia!
Nel mentre Stefano quasi volava leggiadro sull’asfalto mentre io arrancavo a distanza e non riuscivo a stargli dietro quasi fossi sempre in salita ma visto che ero ancora fresco (con il sole a picco mi sembrano parole grosse!) tentavo di contenere i danni!
Prima fermata a Saccheddu, più che altro una casa e un bar lungo la strada, perché l’altro sfigato si rende conto che avrà bisogno di una scorta maggiore di acqua e nel bar acquista una bottiglia.
Ne approfittiamo anche per sgranocchiare un paio di biscottini al cioccolato e marmellata, veramente buoni, che Skywalker aveva acquistato nel suo lungo peregrinare alla città mercato..
Riprendiamo la pedalata e Stefano subito mi distanzia mentre io faccio inspiegabilmente molta fatica a stargli dietro, devo tenere delle marce basse per faticare meno e comunque vado ancora un po’ avanti in attesa delle tanto agognate discese infatti, visto che Sassari sta in collina e Alghero in riva al mare, presumevo che il dislivello, almeno all’andata, ci fosse favorevole!
Niente di più sbagliato!
Sovvertendo tutte le leggi della fisica conosciuta, concordo con il Cherchi che la strada sarà in salita sia all’andata che al ritorno!!!
Campi, salite e paesaggi, mi vengono incontro veramente troppo lenti e ogni tanto trovo il mio compagno di sventura che mi aspetta sotto una palma da cocco sorseggiando un drink in infradito, canottiera sporca di aranciata e bermuda hawaiani!
Ci dilunghiamo ogni tanto disquisendo di teoria evoluzionistica o creazionistica ma, causa il troppo caldo (si inizia a sentire odore di pollo arrosto vicino a Stefano) sono discorsi che non portano a molto…
Il caldo inizia a farsi sentire, vediamo miraggi dappertutto ma decidiamo di continuare e, dopo un sorso d’acqua e altri due biscottini, risaliamo sulle gobbe dei dromedari e riprendiamo la corsa!
La mia bici nel frattempo continua ad indurirsi, sto sforzando parecchio per andare ad una velocità accettabile ma sono convinto ancora che la colpa sia mia e del mio pessimo stato di forma oltre che di quelle chilometriche salite!
Arrivati a La Corte, un sintomo di dubbio mi coglie e sollevata la ruota posteriore vedo, mio malgrado, che non si muoveva quasi più!!!
Benedicendo i santi e chi per loro iniziamo a chiederci cosa possa essere successo ma, in preda alla disperazione bevo acqua da una fontanella sperando fortemente che sia avvelenata in maniera da porre fine alle nostre sofferenze!
Iniziamo a smontare la ruota, l’esperienza mi insegna che bisogna avere un po’ di attrezzi sempre appresso e scopriamo che un dado risulta spaccato (analisi in seguito riveleranno il cedimento strutturale) e ha mandato a stringere il dado dei cuscinetti che oppressi in questa morsa infernale,si stavano progressivamente bloccando.
Quasi in preda ad una crisi di pianto isterico, ci mettiamo a pensare alla soluzione..
Mumble mumble pensiamo finché, ridotto il mozzo ai minimi termini e tutti sporchi di grasso di cuscinetti, prova e riprova troviamo una soluzione accettabile che mi permetterà di continuare anche se con la ruota ballerina!
Ripiazzata alla meno peggio la ruota sulla bici mi lavo le mani e scopro che ci eravamo fermati esattamente all’incrocio tra Via Coppi e Via Girardengo i cui spiriti probabilmente ci osservavano pensando di partecipare a qualche spettacolo dello Zelig…
Comunque, dopo aver riso di questa coincidenza, scopriamo che il vero dramma doveva ancora consumarsi, infatti è ora di pranzo e finalmente recupero la mia metà di baguette realizzando che sarebbe stata veramente troppo poca per tutto il giorno! La imbottisco di mortazza resa viscida e untuosa dal caldo e la sbrano in un istante.
Visto che comunque kerki emanava ancora profumo di pollo, penso che almeno un paio di alucce gliele avrei fatte fuori.. prima o poi…
Nel mentre il dottor Stefano\Stranamore, grazie al suo sguardo magnetico, seduce una ragazza del luogo e se la porta a spasso sul canotto della bici!
Stanchi ma affamati riprendiamo la pedalata ma ormai sono un po’ cotto e anche se la ruota gira un po’ meglio, faccio molta fatica a stare dietro a quel drogato e nonostante questo rifiutiamo l’aiuto di due GSSini che passavano di là per caso.
Fatto sta che poco prima di arrivare a Palmadula, troviamo il bivio che indica Baratz e dopo l’ennesima sosta mi lancio come un sol uomo all’inseguimento di Stefano/pantani che, ancora in forma, vedo in lontananza fare molteplici figure acrobatiche sulla bici.
Il resto del tragitto fino a Baratz prosegue senza ulteriori intoppi solo che purtroppo ancora non c’è il nostro melonaio di fiducia e dobbiamo rinunciare ad una bella fetta di melone fresco.
Dopo quattro ore quattro di viaggio, tutti ovviamente sotto il sole peggiore della giornata, arriviamo sulla spiaggia e il primo gesto è di congelare i muscoli infilandoci per un bagnetto nell’acqua gelata di Porto Ferro ma una breve nuotata mi convince che forse è meglio utilizzare il poco tempo a disposizione prima del ritorno larvando sulla spiaggia e, sistemato l’asciugamano, mi deposito a mo di tirighetta ad asciugarmi il costume.
Stefano dal canto suo nuota ancora un po’ e si esibisce in figure di nuoto sincronizzato con degli amici finché evidentemente stanco anche lui non si stende a rosolare al sole.
Nel frattempo ci raggiungono Daniele Fabio e Fiorella e mentre si chiacchiera mangio molto desolato il mio ultimo pezzo di baguette con un kg di mortadella che ormai è in forma liquida…grasso che cola…
Divoro anche qualche fetta di affettato nuda e cruda, giusto per non morire di stenti e comunque nel mio zaino ho ancora una banana e delle caramelle di zucchero per cui non avrei sofferto la fame e, male andando, l’immagine delle cosce di pollo era sempre con me!
Dopo una interminabile sosta e con il sole che già era più vicino alla linea d’orizzonte che allo zenit…cioè molto tardi, ci rivestiamo per il ritorno.
Stefano, l’idolo della spiaggia, si rimette la maglietta che era ancora impanato di sabbia, pare abbia cambiato la pelle già due volte da quando è tornato…
Sembra che comunque anche lui cominci ad essere stanco…lo sborone.. e la prima tappa la facciamo infatti in un bar a trangugiare una Red Bull e una coca cola…la Red Bull dovrebbe servire come integratore per i crampi mentre la coca cola gelata per rinfrancare spirito e il morale quando saremmo stati agli sgoccioli di energia.
Il primo tratto fin dopo Tottubella è molto pedalabile e riusciamo a tenere una buona media con poche soste almeno finché non ci fermiamo, dividiamo la banana rimasta e scopro che alla scimmietta non piace la parte molliccia sicché gli rifilo la parte dura che sgranocchia contento.
Superato lo choc anafilattico per aver assunto questa dose spropositata di potassio ci rimettiamo in sella ma dopo sei ore di bici le chiappe fanno male e si addormentano in continuazione insieme ai polsi tanto che spesso non si riesce a cambiare le marce tanto hai le mani intorpidite inoltre per il ritorno decidiamo di prendere la 4 corsie, sarà un po’ più lunga, un bel po’ più lunga ma almeno non ha salite come quelle di La Landrigga che tagliano gli ultimi residui di fiato che hai!
Il brutto è che percorrere in bici un quasi rettilineo è una delle cose più brutte e in preda alla noia mi addormento un po’ alla guida rischiando l’incidente..
Dopo un po’ iniziano a farsi sentire gli effetti dello sforzo mattutino tanto che il ginocchio destro inizia a chiedersi cosa ca…o c’avessi da pedalare tutto il giorno neanche dovessi andare in Patagonia e soprattutto senza avvertirlo!
Fatto sta che il dolore arriva ad un picco per cui mi strappa qualche ululato e sono costretto a fermarmi, inoltre Stefano è così lontano che non mi può soccorrere neanche per la respirazione bocca a bocca..
Dopo un po’ che il dolore si è calmato riprendo ma il ginocchio fa ancora male e rallento ancora un po’ tanto che trovo il dopato appoggiato ad un guard rail facendo m’ama non m’ama con una margheritina.. ha lo sguardo crucciato e non mi vuole parlare, ne deduco che il risultato non è stato quello sperato.
Dopo l’ennesima bevuta ripartiamo, è quasi buio e anche se abbiamo le luci posteriori, camminiamo sulla banchina sperando di non incorrere in qualche ubriacone che ci spenni lo scalpo.
Ad un paio di chilometri da Sassari ci raggiungono Fabio e gli altri che ci implorano di caricare le bici in macchina e ci offrono dell’acqua ma noi decidiamo di continuare tanto ormai sono più di sette ore che si pedala e 3 chilometri in più non fanno differenza!
Il buon Fabio ci presta un giubbotto catarifrangente e indossatolo insieme alla mia maglietta arancione mi sento un po’ l’omino dell’Anas e mi appresto di buona lena a fare gli ultimi chilometri salvo fermarsi a chiacchierare in mezzo ad uno svincolo con macchine che sfrecciano a destra e a sinistra…
Un ultimo sforzo e arriviamo davanti al cimitero dove delle signorine tentano invano di sedurre il sex-simbol che, cortesemente, è costretto a rifiutare poiché pare che dopo otto ore di permanenza in sella ci si senta più che mai dell’altra sponda cosa che mi trova abbastanza d’accordo a guardarlo bene..
Piazza Santa Maria è a un tiro di schioppo questo significa che sono a meno di 5 minuti da casa ma Stefano ha il lampo di genio della serata.. “Prendiamoci un panino salsiccia e cipolle”, urla contento indicando con la manina paffuta il chiosco de Lu Zuzzone e parcheggiandogli praticamente sul bancone con una sgommata!
Il mio fegato subito declina l’invito ma la golosità è tanta, la fame pure e tutto sommato ce lo meritiamo, ne faccio quindi preparare due con aggiunta di sano ketcup…de-li-zio-so!
Salutato il nostro ristoratore con un rutto di approvazione arriviamo, rantolando, ai saluti, Cherchi deve arrivare fino a Luna e Sole io, invece, mi precipito a casa per viuzze del centro storico e in breve sono attaccato ad un kg di ghiaccio sul ginocchio dolorante e a un bel paio di pezzi di torrone per darmi un po’ di conforto.. almeno fino alla prossima volta!
Stefano Schintu