Diario di bordo: Appunti del campo VPRCS-GSAS
29-30 Novembre 2003
Laura, Davide, Paolo, Stefano, Vittorio, Patrizia, Riccardo, Carla, Silvia
IL COLLETTORE DEL SUPRAMONTE
È da mesi che si racconta delle voragini più profonde dell’isola e dell’odore del fiume sotterraneo che drena le acque fino a Su Gologone. E che dire del mitico gruppo di esploratori cagliaritani capeggiato da Vittorio, da un pezzo ormai non lo incontro più, difficile meeting, considerate le mie sempre più rare apparizioni in terra di Urzulei. Le ultime grandi scoperte stuzzicano e incuriosiscono, soprattutto i racconti di alcuni della cricca, storie che parlano di dolomia che rincorre il calcare, lo scavalca e poi si fa da parte per riapparire guancia a guancia con lo scisto: il basamento. Si tratta ancora di Flumineddu, incantevole, e la roccia buia chiama. Certo le condizioni meteo non sono delle migliori, ma sentiamo il Crobu!
RENDEZ-VOUS A MONTE NIEDDU
Previsioni nefaste soprattutto per la progressione in grotta! Cerca di smontarci così, parla di strettoie ed acqua, del freddo che rosicchia le ossa nelle lunghe attese durante la risalita del -400, ma manda il rilievo: noooo!!! Questo buco è una figata! L’appuntamento al Flumineddu è fissato, giorni e giorni, ore e sogni a disegnare nella mente un immagine, cercare di costruirla quasi materiale con dentro l’acqua che corre verso le condotte freatiche: ancora una volta lo spettro del Collettore.
SABATO: FINALMENTE CAMPO!
Dopo una lunga interminabile settimana di pioggia, i meteorologi danno ancora notizie pessime, perturbazioni temporalesche e la neve cade sul Gennargentu. Qualcuno dei sassaresi molla per impegni vari, altri se la negano proprio. Paura? Partiamo solo in quattro, valanga di zaini, due ore e mezzo di curve per attraversare la Sardegna, aria pungente e Codula Sa Mela che butta liquido dentro Orbisi. Vittorio & Company aspettano intorno al fuoco acceso alle falde di Monte Nieddu: che bella atmosfera! Secoli, sono trascorsi secoli dai leggendari campi speleo! Come per gli uomini primitivi il crepitio ci raccoglie tutti intorno ai pennacchi caldi, ri-eccoci come i nostri antenati, per i quali il fuoco significava fonte di calore e di luce, un punto di ritrovo importante per la socializzazione, prolungando il piacere dello scambiarsi le proprie esperienze durante le tenebrose notti invernali passate in grotta e nelle caverne. E noi, uomini di altri tempi, torniamo in dietro nel passato, con le nostre sgangherate macchine del tempo a schivare le buche nei percorsi sotto il bosco. Troppo facile ora, con i piedi protetti dalle gomme delle nostre scarpe! Ma va bene così, una nottata a raccontarsi, veramente allietante, ognuno con il suo bagaglio di sogni, teorie e realtà.
DOMENICA MATTINA: GIORNATA UGGIOSA!
È preoccupante, il clima sta cambiando, stiamo entrando nella fascia tropicale, ma la Codula del Flumineddu è in piena e questo mi piace molto! Novembre in magliettina a 30° e poi pioggia monsonica. Negli ultimi anni l’acqua sempre più spesso scorre veloce come non mai in questi letti carsici, chissà come era questo ambiente quando il fiume ha scavato la Gola di Gorropu? Un torrente impazzito e chiassoso, un po’ come ora, magari. Sotto un bel tasso secolare ecco l’under-top S’Eni ‘e Istettai, con l’ingresso in diaclasi, una frattura che taglia trasversalmente la Codula, stretta ma abbastanza comoda, e soprattutto asciutta! Il Flumineddu invece è li davanti impetuoso, con un livello di oltre un metro e poco sopra le evidenze di margini più alti. Proviamo ad entrare! In verticale scivolando tra le due pareti lisce, per circa 6 metri, poi strettoia verso l’impluvio, pozzanghere di fango e il rumore forte dell’acqua rimbombante. Una finestra sul pozzone e poi lo stillicidio intenso invade i nostri corpi accaldati: doccia fredda che ci spegne anche l’acetilene. Disarrampicare per qualche metro fino ad un terrazzino sul primo pozzo. Piedi a bagno e dai ciottoli ben incastrati di una frana che chiude la diaclasi verso il versante opposto, esce un torrente limpido che si getta via nel vuoto, in cascata per chissà quanti metri. Fortissimo! L’acqua non raggiunge la corda, almeno per il primi 20 metri, in basso oltre un deviatore il campo sembra ancora libero, ma non ci è dato di vedere. Tentennare sul da farsi, immaginare di filare giù veloci anche noi, un minuto per riflettere e siamo già congelati, fradici da capo a piedi: ok, la roccia ci respinge, fuori a razzo, infogati, la via sarà percorribile con delle mute e anche gli altri fuori si lasciano trascinare dall’entusiasmo. Appuntamento alla prossima piena ma sicuramente meglio equipaggiati.
L’ACQUA DEL FLUMINEDDU
Intanto una pioggerellina fine ed insistente inizia ad inumidire anche chi è rimasto fuori da Istettai. Il programma della giornata cambia: godiamo dello scorrere del Flumineddu e ci spingiamo un po’ a valle verso l’ansa a U, per osservare come si comportano quei vecchi punti idrovori che ben conoscono il sudore dei nostri paioli. Varie acrobazie per poter proseguire lungo il letto affogato della Codula. L’acqua è alta e molto fredda soprattutto quando supera la pancia! Deve essere il disgelo su Monte Genziana. Comunque la piena è in fase di regressione, l’ingresso dell’inghiottitoio F2, ad un metro e mezzo in parete, è completamente ostruito
da rami e fogliame, ma il livello dell’acqua è già 30 cm più sotto. E poi direzione verso monte, schiviamo l’allagamento dell’alveo deviando sul ripido versante di Orgosolo per riattraversarlo nuovamente nel raggiungere l’inghiottitoio VPF (il meno 340): la piena l’ha completamente tappato, fango, fango, fango copre l’ingresso che comunque continua a bersi parte del torrente che a pochi metri sfoggia rapide e cascatelle. Un repentino rigonfiarsi della portata ci allarma un po’, meglio guadare e, al riparo di una grossa quercia, placare il brontolio delle nostre pance affamate. Giustamente, il tardo pomeriggio ci abbraccia e sotto la coltre spessa di nubi inizia ad imbrunire. Evaporiamo i vestiti al calduccio della fiamma: brucia legna umida schizzandoci sopra acqua, la magia del carburo!!! Sazi di energia e anche di qualche cazzata di troppo, che non stona mai d’altronde, scolliniamo verso il campo base.
AU REVOIR SUPRAMONTE
La ripida salita sotto i corbezzoli giganteschi del pendio di Monte Nieddu conclude la nostra giornata: ancora uno sguardo al torrente con l’orecchio teso al fragore dello scorrere. Speriamo ancora di risentirlo e grazie agli amici VPRCS per aver illuminato la nostra giornata.
Laura Sanna