Via ferrata di Badde Pentumas (S’Intrada Minore)
Lanaitu, Oliena, (NU)
12 Ottobre 2003
Lasciate le auto presso la valle di Lanaitu (Oliena), zaini in spalla, percorremmo per circa 40 minuti un suggestivo sentiero attraverso la codula di B. Pentumas, immersa in uno splendido scenario naturalistico, dove i secolari ginepri si intrecciano con maestosi lecci, spesso entrambi ricoperti da cuscini di muschio; il tutto illuminato da tenui e caldi raggi di luce, che, filtrando dall’alto delle chiome degli alberi, rimbalzavano nel chiarore del bianco calcare circostante.
Tale scenario suscitò in me strane impressioni: mi sembrò di percorrere la navata di una austera cattedrale gotica, dove il trascorrere del tempo sembrava si fosse magicamente fermato.
Risalendo una pietraia, arrivammo a un diedro contrassegnato con la sigla K.13, da qui proseguimmo con una prima arrampicata su un secco tronco di ginepro che funge da arcaica scala a pioli.
Superato tranquillamente quel tratto, continuammo ad avanzare su una cengia dalla pendenza graduale, sino ad arrivare ad una seconda piccola arrampicata , superabile, questa, con l’aiuto di un rosario di corda.
Risalendo in obliquo verso sinistra e sempre immersi nella ricca vegetazione circostante giungemmo alla seconda cengia, armata da un cavo in acciaio; è qui che secondo me iniziò la parte più emozionante dell’avventura, era un tratto di facile passaggio, ma sicuramente “adrenalinico” (elettrizzante), visto la cospicua altezza dal suolo e l’impegno e la concentrazione richiesta per superare alcuni passaggi.
L’entusiasmo, chiaramente, diventò sempre più crescente, ci scambiammo sorrisi, battute ironiche e anche informazioni tecniche e naturalistiche sul percorso; il tutto scandito dai continui flash delle macchine fotografiche, per immortalare attimi, azioni o scorci di paesaggi irripetibili.
Una volta superata la seconda cengia arrivammo ad uno spigolo imponente che sovrasta la gola sottostante. A questo punto si è costretti a risalire in verticale una parete molto esposta, suscitando in ciascuno di noi una emozione molto forte e continua sino a quando , aiutati da una lunga catena ancorata nella parete, non riuscimmo a raggiungere la sommità del monte.
E’ qui che ,alla fine del percorso, nella breve pausa per recuperare le forze prima di imboccare la via del rientro, si viene assaliti da tante forti emozioni, dalla gioia di aver concluso al meglio la nostra avventura, dall’orgoglio di aver acquistato una maggior padronanza delle tecniche alpinistiche e di aver positivamente condiviso con gli altri membri del gruppo una parte della propria vita nella cornice ineguagliabile della splendida natura della nostra isola.
Davide Doria
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