Su Spiria Libera - Atto I (Urzulei, NU)
5-6 Marzo 2005


Da inesperta speleologa, fresca fresca di corso, sentire nominare Su Spiria evoca una sorta di stupore misto a meraviglia, una sorta di timore reverenziale di fronte a qualcosa di grande. Su Spiria non è una grotta, Su Spiria è “la” grotta.
Ma ora ha bisogno di noi…Anzi sarebbe più corretto dire che siamo noi ad avere bisogno di lei. Se ne sta lì al sicuro, ostruita dai detriti portati dalla piena dei primi giorni del dicembre 2004, ovattata, in silenzio, lasciando che il tempo scorra al di fuori, come il fiume che le corre affianco …o meglio che le corre affianco “ora”, perché mi informano che a Codula di luna un fiume non esiste!
Ma Su Spiria deve essere calpestata ancora da giovani entusiasti, desiderosi di perdersi fra le sue meraviglie.

E così quando Marco organizza l’escursione, la disponibilità a dare una mano giunge da molti: 14 in tutto, cioè 28 braccia pronte a spalare fango e legna.
Metà della spedizione parte sabato sera, servendo da apripista agli altri che ci raggiungeranno domenica mattina. Le condizioni meteo non ci favoriscono, la settimana è la più fredda dell’inverno, ma non ci facciamo intimorire. Come non ci facciamo intimorire dal nevischio, incontrato dopo Dorgali,che turbina, descrivendo vortici e mulinelli, spazzando l’asfalto. Come non ci ferma il termometro che, nei pressi di Genna Silana, arriva a -1°, la temperature è perfetta perché la neve possa diventare tutt’uno con l’asfalto, insidiando la nostra sicurezza; così come non ci fanno desistere dall’impresa i centimetri di neve a Genna Silana. Procediamo piano e con cautela, forse un po’ preoccupati, ma l’idea di tornare indietro non ci sfiora nemmeno.
Arrivati sani e salvi a Telettotes ci dividiamo prontamente i compiti. Vado a cercare la legna. Il cielo limpido rivela lucentissime stelle. Spengo la frontale ed alzo lo sguardo: creste nere e minacciose e pareti maestose si ergono sopra di noi, gli alberi ondeggiano discorrendo col vento, e al disopra di tutto bianchi, infiniti e luminosi astri: l’orsa maggiore, la via lattea, Orione…Una folata più forte e pungente mi scuote, respiro a fondo sorridendo, riaccendo la frontale e mi rimetto al lavoro.
La notte scorre tranquilla, la tenda di Marco regge all’impetuoso Eolo, alla sottile e fitta pioggia e ai maiali, che, imperterriti, continuano a frequentare questi luoghi. Cercano, invano per nostra fortuna, di entrare nella tenda in cerca di qualcosa da mangiare, e la mattina scopriamo che attorno alla tenda dirimpettaia alla nostra, hanno scavato un fossato, e che Sonia ha avuto con loro una sorta di incontro ravvicinato del terzo tipo

Al risveglio la mattina seguente una piacevole sorpresa: il sole bacia le creste e ci fa ben sperare per il proseguo della giornata. Il tempo di fare colazione, lasciare che metà della spedizione ci raggiunga, far fronte agli ultimi preparativi, dividendo il peso degli attrezzi fra tutti i partecipanti e siamo finalmente pronti a partire.
La marcia di avvicinamento a Su Spiria è però più difficile di quanto ci aspettassimo. Per un po’ il sole si nasconde dietro le nubi e una fitta pioggerella ci accompagna per tutto il percorso.

In Codula c’è molta acqua e perdiamo tempo a cercare guadi che ci consentano di arrivare alla grotta il più asciutti possibile, con l’aiuto dei nostri supereroi, Marco, Roberto e Carlo, riusciamo a passare tutti indenni o quasi.
Ci siamo! Finalmente approdiamo su una piccola duna di sabbia da cui possiamo contemplare e studiare il lavoro che ci aspetta. Un intricato groviglio di legna tra noi e su Spiria, il cui ingresso nella parte superiore è completamente “tappata” da un muro di fango. La speranza di tutti è che i detriti siano arrivati all’inizio della piena, e abbiano ostruito il resto della grotta, lasciando incolume l’interno, ma tutto questo lo appureremo lavoro facendo.

Subito la spedizione si mette al lavoro, un gruppetto si occupa del campo e dei rifornimenti al primo, che immediatamente inizia i lavori, in modo da consentire a tutti di rifocillarsi e di dare una mano a turno.

È meraviglioso vedere come tutti si dedichino con una simile passione al lavoro da compiere, e come ognuno si ritagli le proprie mansioni a seconda delle caratteristiche personali, senza che nessuno detti regole, ma così, in piena sintonia, come se si stesse seguendo una legge non scritta, assolutamente naturale ed armoniosa.
Personalmente sono stata nominata fotoreporter ufficiale della spedizione, quindi cerco di documentare tutto nei minimi dettagli. Ma ognuno ci mette del suo: Carlo si dedica alla motosega, Marco, Roberto, Francesco, Zio e Vittorio, tirano via i tronchi più pesanti e spalano il fango a ridosso dell’ingresso, mentre in generale le ragazze, Sonia, Angela, Simona e Alessandra, cercano di liberare lo spazio circostante, in modo da lasciare agli altri più libertà d’azione.
Al campo il fuoco scoppietta, e la pancetta sfrigola allegramente sulla griglia. Così i rifornimenti non mancano. Si libera u po’ l’ingresso, e si intravede qualcosa all’interno: fango e legna, ancora! Ma non ci perdiamo d’animo. Ci si dispone in fila indiana e di mano in mano passano secchi di terra, qualche masso e legname in abbondanza.

Il lavoro non si ferma, a turno ci si va a riscaldare vicino al fuoco, ma il posto lasciato vuoto viene subito occupato da chi non aspetta altro che rendersi utile.
Intorno alle cinque meno un quarto, Marco da un occhiata ad una strettoia all’ingresso e per un attimo ci assale il dubbio di aver scavato dove non dovevamo. Roberto si infila, e da lì intravede il Presidente e la vanga che sprofonda per un metro nel terreno. Gli ambienti sono comunicanti ma l’accesso a Su Spiria è quello individuato all’inizio: non solo non abbiamo lavorato per niente, ma possiamo andare fieri di aver svolto un buon lavoro di gruppo. È ora di tornare sui nostri passi. Tutti ancora intorno al fuoco, riprepariamo gli zaini e gambe in spalla: i guadi al buio possono rivelarsi insidiosi, ed è preferibile affrontarli con la luce del giorno.
Un ultima occhiata ad un luogo che, ne sono convinta, ci vedrà ancora protagonisti, ed un ultima occhiata all’ingresso di Su Spiria: ora è libero. All’interno il lavoro non manca e il G.S.A.S. è ormai pronto al secondo atto

Su Spiria libera Atto II - Speleologia